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divani in viaggio

La banda del tabacco

Capo quarto

La giornata incominciò con i migliori auspici, il sole si levava all’orizzonte. Una bella giornata di sole era proprio quello che ci voleva per fare il bucato, pensò l’Andreina. Così avrebbe potuto stendere i vestiti all’aperto, nel cortile del condominio. Ma il bucato poteva aspettare, prima voleva cucinare l’arrosto, cosa che richiede una certa dose di pazienza e di tempo, magari con una bella polentina.

Nella casa accanto il Leonardo si svegliò con una spalla dolorante, colpa della botta che aveva preso il giorno prima senza nemmeno accorgersene, e ora il dolore gi usciva tutto di un colpo. Per oggi niente commissioni, ci avrebbe pensato la Mariuccia, tanto l’ha ga nien da fa.

“Mariuccia, bestia che dolore, oggi non ce la faccio ad uscire, la spalla mi fa male.”

“Leonardo, vai dal dottore che ti fa tutti gli esami del caso. L’è mei.”

“No Mariuccia, oggi non me la sento.”

“Fa ma te voret, mi vo a fa un po’ de spesa e sciopa.”

Ecco adesso la riconosceva, tutto sommato una giornata di riposo non gli avrebbe fatto male, certo niente sigarette, ma si sarebbe rifatto il giorno dopo. La Mariuccia nel frattempo si recò dal prestinaio.

“Signora Mariuccia, ma come siamo belle, come sta oggi? Solito quattro michette?”

“Sì, grazie. Tirem innanz”, rispose tra i denti la Mariuccia.

“Bene, Mariuccia oggi danno una bellissima giornata, le auguro buon proseguimento e saluti il Leonardo.”

Chissà cosa ci trova sempre di bello quella lì, pensò tra sé la Mariuccia e si apprestò a rientrare a casa.

L’Adele aveva dormito come un angioletto e quando aprì gli occhi non vide l’ora di cominciare la giornata. Mise su la moka e andò a sedersi alla finestra, la postazione migliore per la colazione e per sapere i programmi della giornata di tutto il vicinato. Aveva visto la Rosetta come al solito andare al lavoro in contromano con la sua bici e la Mariuccia che rientrava dalle commissioni. Si alzò soltanto al fischio della moka. Oggi il caffè era più forte del solito, aveva bisogni di nervi saldi per la sua missione, mica di far confusione e mandare tutto a monte. Il Fausto era già uscito a comprare il giornale, rigorosamente con inserto locale perché bisogna sempre sapere quello che ci succede intorno.

Intanto tra l’arrosto e le pulizie la mattinata dell’Andreina era bella che andata. Si sedette ad assaporare la polenta e mangiò qualche fetta di arrosto, il resto lo avrebbe tenuto da parte per un’altra volta. Poi un bel caffè. Il fischio della moka si fuse all’unisono con il rumore della centrifuga della lavatrice, segno che il bucato era quasi pronto da stendere. Non fece in tempo a spalancare le persiane e verificare che lo stendino del cortile fosse libero che intravide una figura che camminava rasente il muro. Credette di aver visto male, d’altronde la cataratta c’era. Ma no, era proprio una persona, avvolta da un cappotto grigio, una borsa nera di coccodrillo che si avvicinava furtivamente alla rastrelliera delle bici. Continuò a guardare e si accorse che mirava alla bicicletta tutta scassata del Leonardo.

“Mi scusi, signora”, si mise a gridare, “ha bisogno di qualcosa?”

L’Adele fece un salto per lo spavento, non riuscì più a capire chi fosse e dove si trovasse, in preda al panico si avviò dalla parte opposta all’uscita ignorando totalmente le parole dell’Andreina. Nel frattempo l’Andreina chiuse le persiane con perplessità e si caricò sulle braccia il catino con il bucato da stendere. Il tempo di scendere le scale che portavano al cortile e della donna nessuna traccia. Meglio così pensò.

L’Adele aveva finito per suonare al citofono di un altro condominio, e le avevano persino sbadatamente aperto senza chiedere chi fosse, quando prese coscienza della situazione e in men che non si dica si dileguò verso casa.

Il piano sfumato davanti agli occhi, colpa di quell’Andreina lì, un tipo schivo, mai un complimento, il saluto sì, ci mancherebbe, ma mai una chiacchieratina di spetteguless. Valla a capire certa gente. E adesso cosa avrebbe fatto? Tempo perso, indizi anche. La missione era in pericolo. Nessuno avrebbe potuto aiutarla, chi è che poteva avere le sue capacità investigative e la sua scienza? Affidarsi al Fausto nemmeno, quello lì si sarebbe perso in chiacchiere, l’era un brav om ma non brillava certo d’arguzia.

Niente, c’era un’unica soluzione: doveva sperare che il Leonardo avrebbe fatto durare il pacchetto di sigarette per qualche giorno e l’indomani avrebbe ritentato la missione, non era certo il tipo che si arrendeva in quel modo lì. Ci voleva ben altro a sconvolgerla, lei che aveva sulle spalle i segreti di almeno un paio di generazioni, le spalle ce le aveva grosse e valeva la pena tentare. E vada via i ciap all’Andreina, e a chiunque altro si fosse messo di mezzo. Il dado è tratto. E sentendosi prossima alla gloria lanciò il dado nell’acqua per la pastina. A casa sua si mangiava tardi, che il Luigi, il figlio, aveva bisogno di riposo e concentrazione perché studiava all’università. E prima delle due del pomeriggio non poteva alzarsi, pena lo scarso rendimento.

Mentre ragionava tra sé e sé, lo sguardo le cadde sul pacchetto di sigarette sul tavolo. Oh bestia, non poteva essere, che avesse preso il pacchetto del Leonardo nella confusione e rincasando lo avesse lanciato sul tavolo sovrappensiero? Il sigillo del monopolio era applicato allo stesso modo di quello del Leonardo, storto, la marca era identica. Doveva fugare ogni dubbio.

“Fausto?!”, gridò in maniera perentoria.

“Eh, Adele, stavo leggendo il giornale. Cosa c’è? Cosa si mangia oggi?”

“Pastina e mica troppe storie”, rispose l’Adele tra lo scocciato e lo spazientito. “A proposito, senti un po’, che questa casa non è mica un porcile, un po’ di decoro, vieni a spostare le sigarette che hai lasciato sul tavolo. Che quella roba lì fa schifo, almeno un po’ di decenza.”

“Tante storie per un pacchetto di sigarette”, mugugnò il Fausto e alzandosi andò a prendere il pacchetto e se lo mise in tasca.

L’Adele cercò di mascherare la sorpresa sul suo volto e fu facile con una pelle liscia come la sua; non corrugò nemmeno una ruga. Il Fausto in un’ organizzazione criminale, ecco cosa faceva tutto il giorno, altro che uscire con gli amici e portare il cane a passeggio. Quell’ingenuo del Fausto, l’avranno sicuramente tirato dentro, uno di quei baluba dei suoi amici a giocare a guardia e ladri, non era roba da scherzare. Poteva trovarsi vedova da un momento all’altro, avrebbero potuto rapirlo e ricattarla, magari mandarle anche un orecchio tagliato. Oh, bestia, che brutta immagine, lei quelle cose lì le aveva viste solo alla televisione e adesso c’era dentro fino al collo, dall’oggi al domani. Parlarne apertamente era da escludere, doveva cercare di carpirgli le informazioni.

“E poi quanto costano quelle sigarette lì? Chissà quanto buttiamo via ogni mese.”

“Adele, adesso mi hai stancato, quello che spendo io di sigarette lo spendi anche tu dal parrucchiere. Perciò cito.”

“Sì, ma dicevo non c’è un tabaccaio dove le vendono meno care?”

“Sa te se dre dì, te se andada de co. Le sigarette costan uguali dappertutto e poi sono amico del Piero e cambio tabaccaio?!”

Partita conclusa, l’Adele si rassegnò. Per oggi non ne vengo a capo, pensò, ma il tempo sistema ogni cosa e lei quel tempo se lo sarebbe preso con le unghie, smaltate di fresco.

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