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                                                                    Vita e destino

Russia, seconda guerra mondiale.

La storia è molto semplice, è quella di due grandi poteri: da una parte il nazismo e dall'altra il comunismo. I tedeschi che vengono fermati e sconfitti a Stalingrado e il sistema di Stalin che prova ad epurare ciò che non si incasella nelle sue regole.

"La violenza estrema dei sistemi totalitari si è dimostrata capace di paralizzare i cuori su interi continenti."

Protagonisti sono ebrei, tedeschi, russi, persone comuni, soggette alle scelte della storia che vengono dall'alto, da coloro che la storia la dirigono tirandone i fili ma senza sporcarsi davvero le mani.

La violenza si diffonde a macchia d'olio, l'obiettivo è cercare di sopravvivere, imboccati dalle dottrine che promulgano un bene comune o trascinando la propria esistenza, in entrambi i casi vittime di quelle stesse dottrine.

"Il bene che ha perso universalità - il bene di una classe, di una setta, di una nazione, di uno stato- si veste di un'universalità mendace per giustificare la propria battaglia." 

"La violenza è talmente grande che smette di essere strumento e diviene oggetto di culto."

È in questo clima che si fanno largo le riflessioni dell'autore sull'esistenza dell'uomo, sul valore stesso della vita : " lei dice che la vita è libertà ma cosa ne pensa, a riguardo, chi è nei lager?"

Un romanzo toccante e di grande riflessione che spinge il lettore a interrogarsi.

Scritto nel 1959, fu pubblicato a causa della censura russa solo nel 1980.

Vita e destino di Vasilij Grossman  

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