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           Viaggio al termine della città: la metropoli e le arti nell'autunno postmoderno

Londra, anni '70, è qui che si apre il libro, su uno scenario del postmodernismo, dove tutte le speranze di una società migliore si sono già infrante.

La scena descritta è quella del film Jubilee, la realtà non è solo quella inglese ma in generale quella europea e americana dove le classi e la società civile si sgretolano in nome dell'individualismo e del capitalismo che tenta di riempirne i vuoti.

La fine della città e dell'utopia del suo funzionamento  trova paralleli in modelli di città descritte dal punto di vista architettonico e in realtà distopiche che hanno trovato ampio spazio nella letteratura di quegli anni.

Ne sono un esempio i romanzi di Dick o di Ballard.

Il percorso del narratore segue indubbiamente il fallimento della città nei suoi plurimi aspetti ma confida anche il recupero della democrazia e del valore della vita umana e della partecipazione alla vita sociale.

"Per fare questo diventa necessario riempire quel “deserto della critica” provocato da decenni di decostruzionismo, tornare alle origini del “vicolo cieco dell’economia” imboccato ormai troppo tempo fa e riannodare i fili di un pensiero che risulta tanto meno lontano quanto più coglieva la radice di quel mondo in cui siamo sempre più immersi: la natura catastrofica del cosiddetto progresso; la sempre più evidente antiquatezza dell’uomo rispetto alla civiltà delle macchine..."

Viaggio al termine della città: la metropoli e le arti nell'autunno postmoderno di Leonardo Lippolis  

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