Un mondo di libri:
divani in viaggio
Una strada senza nome
Stati Uniti, Harlem anni '50.
È ad Harlem che lo scrittore vive la sua infanzia ripercorsa all'inizio di questo libro. Figlio di un predicatore, professione a cui si avvicina da ragazzo prima di conoscere la vocazione letteraria e che permane in molti dei suoi romanzi.
Tra gli anni '50 e '60, anni in cui lo scrittore si sposta tra la Francia e New York per motivi di lavoro, avverte lo sciamare delle proteste americane per i diritti civili. Due sono in particolare gli episodi che ne sanciscono il crollo: le uccisioni di Martin Luther King e di Malcom X. La questione razziale permea a fondo tutte le riflessioni dello scrittore.
"L'America bianca continua a non credere che le lamentele dell'America nera siano reali; non riescono a crederci perché non riescono ad affrontare ciò che questo fatto dice su loro stessi e sul loro Paese; e l'effetto di questa incomprensione massiccia e ostile è di aumentare il pericolo in cui vivono qui tutti i neri, soprattutto i giovani."
Ci sono certe credenze, certi pregiudizi culturali incarnati nelle menti dell'uomo bianco occidentale che sono quasi impossibili da sradicare. L'autore allarga il concetto prendendo ad esempio il rapporto conflittuale tra Francia e Algeria o il razzismo che divide nord e sud degli Stati Uniti.
Nel racconto personale traspare ancora il dolore ricevuto ma egli è in grado di descriverlo dall'esterno facendo luce su un mondo che vive ancora oppresso dal pesante lascito della colonizzazione e della segregazione.
Una strada senza nome di James Baldwin
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