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divani in viaggio

                                                                                Suite francese

Morvon, Francia, seconda guerra mondiale.

Scappano, corrono, si affrettano, ognuno con le valigie stracolme, il mobilio, i più fortunati in auto: i tedeschi sono alle porte di Parigi.

Persone di estrazioni diverse, descritte nei minimi particolari, sono raffigurate in fuga, ognuna con esigenze differenti a seconda del proprio status. La guerra accomuna tutti nella sventura, ma le ricchezze fanno sempre la differenza.

Migliaia di sfollati si riversano nei paesini francesi, da parenti, amici, in ostelli, e mentre fuggono scorgono con orrore le vittime per le strade. A molte donne ricordano i loro figli partiti per la guerra. 

I francesi non riescono a resistere, i tedeschi hanno rotto i fronti, diventano usurpatori delle dimore dei cittadini, invasori del paese e del focolare domestico. C'è chi coglie l'opportunità di lusingare il nemico e chi non vede l'ora di liberarsene.

La solidarietà collettiva perde di valore di fronte al bisogno, ognuno deve pensare a sé, non c'è un popolo, ci sono individui.

Tutte queste riflessioni passano nella mente della scrittrice di questo romanzo, quando dopo averlo compiuto, fu deportata in un campo di sterminio.

Ella infatti, affermata scrittrice ebrea di origini russe, fuggita dalla rivoluzione d'ottobre, trovò riparo con la famiglia in Francia.

Nel 1941 secondo le leggi emanate dai tedeschi, in quanto apolide e di origine ebrea venne deportata e uccisa.

Le figlie, ancora bambine, riuscirono a scappare dalla furia tedesca e conservarono il manoscritto del romanzo in una valigia, portandolo in ogni nuovo nascondiglio in cui si recavano.

Finché un giorno dopo la fine della guerra trovarono il coraggio di leggerlo e farlo pubblicare.

Suite francese di Irène Nèmirovsky  

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