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                                                                   Stalingrado

Stalingrado, seconda guerra mondiale.

L' esercito tedesco si sta avvicinando alla città russa e mira a farla capitolare.

Gli uomini russi vengono arruolati "il contadino che lascia la sua casa e va al fronte, non pensa a gloria e medaglie. Pensa che sta andando a morire."

Così si apre questo immenso romanzo, con uno scorcio sulle persone, donne e uomini, colti mentre conducono le loro vite, ognuno con i suoi problemi e i suoi pensieri.

Grossman però non ci parla solo dei cittadini russi ma anche dei soldati tedeschi, dei gerarchi nazisti, dei soldati russi e ogni volta sembra che ci sia una telecamera che si sposta sui personaggi, per inquadrarli, ognuno nella sua veridicità.

Il narratore è super partes, vuole mostrare la natura umana, l'uguaglianza di fondo di ogni uomo, la bestialità che emerge dalla guerra e le atrocità, in primo luogo lo sterminio degli ebrei.

La guerra non è solo atti di eroismo, ma anche gesti di tutti i giorni che con la loro routine ci spingono avanti come per inerzia, " è come quando un malato si placa  ma non perché sta guarendo ma perché impara a convivere con la sua malattia".

La guerra è anche paura, perdita e dolore, e tutto questo Grossman ce lo racconta bene, senza fare dei vincitori dei gloriosi eroi.

Stalingrado è un gigantesco romanzo, a cui farà seguito qualche anno più tardi Vita e destino, a proseguirne la storia.

Stalingrado di Vasilij Grossman  

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