Un mondo di libri:
divani in viaggio
Quaderni del carcere
Ustica, San Vittore, carceri, 1929-1935.
Trentratré quaderni scritti dentro e fuori dal carcere.
Quando Antonio Gramsci, tra i fondatori del Partito comunista italiano, viene incarcerato, inizia a scrivere questi quaderni che raccolgono tutta l'essenza del suo sapere senza lasciarsi andare al minimo accenno di lirismo per la sua condizione personale.
Sono quaderni di un intellettuale e politico che riguardano tematiche molto diverse tra loro:la letteratura e la questione linguistica, la crescita di alcuni stati che oggi defininiamo europei e le loro differenti culture, la filosofia, le classi sociali e il loro ruolo nel paese, la questione meridionale e il substrato culturale.
Tutte le questioni affrontate hanno come riferimento studi e articoli di giornale e mostrano le grandi conoscenze di Gramsci e la sua profondità intellettuale.
Pur non avendo la pretesa di essere scritti definitivi, per le condizioni in cui vengono stesi e di cui lo stesso autore è consapevole, vivono di un'autonomia di pensiero e della possibilità di chiarire e teorizzare dei pensieri.
“Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su se stessi e sulle proprie forze; non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni. Che occorre proporsi di fare solo ciò che si sa e si può fare e andare per la propria via. La mia posizione morale è ottima: chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi un santo. Io non voglio fare né il martire né l'eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde, e che non le baratta per niente al mondo."
Quaderni del carcere di Antonio Gramsci
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