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                                                                   Mordi e fuggi

Milano, 1969.

Il giovane Alberto decide di lasciare l'università e i suoi affetti per entrare nel collettivo armato delle brigate rosse.

"Inutile raccontare favole, quando scegli la via rivoluzionaria armata, la violenza non è un'opzione, ma una strada obbligata che devi percorrere senza alcuna indecisione." Ed Alberto ci crede in questo progetto e trova piacere nell'agire con violenza.

Ma nel frattempo si chiude in se stesso, in isolamento, e quando la polizia inizia a mettersi sulle sue tracce e quelle dei compagni, affossato da una crisi esistenziale, decide di sparire, di fuggire.

"Mordi e fuggi, scrivevamo aggredendo il presente. Colpire e scomparire per poi colpire di nuovo più forte, facendo breccia in un mondo ostile che poteva e doveva essere cambiato. Ma non c’era nessun futuro a nostra disposizione, nessuna domanda chiara, nessun dubbio che potesse mettere in forse le nostre sicurezze. C’era solo un esaltante presente, un presente che continuava all’infinito, colmando con la sua furia il nostro spazio vuoto."

È questa la sua amara considerazione finale.

Mordi e fuggi di Alessandro Bertante  

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