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divani in viaggio

                                                              L'ottava vibrazione

Massaua, Eritrea, 1896.

Nella colonia italiana in Eritrea, si alternano personaggi con storie e caratteri differenti, ma accomunati tutti da una stessa cosa: la loro presenza in un mondo che sembra subalterno alla precedente realtà italiana  e in cui tutto è permesso.

C'è Vittorio, un commesso coloniale incaricato di occultare la merce di lusso che si compra a spese dello stato; c'è  il capitano Branciamore che vive con una donna eritrea come fosse la moglie, ma di moglie ne ha già una in Italia; c'è il brigadiere Serra, tacciato di dissidenza perché in cerca dell'assassino di bambini, che sarà poi il maggiore Flaminio.

E ci sono tanti altri personaggi, italiani, eritrei, ognuno caratterizzato dal suo linguaggio dialettale. E la comunicazione tra loro miracolosamente avviene, forse perché si parlano, certo, ma il loro non  è un dialogo di profondità ma uno scambio di informazioni.

Ma il mondo subalterno crolla, le illusioni di supremazia si fermano con la battaglia di Adua, che segna la disfatta dell'esercito italiano e la perdita di numerose vite.

"Ci siamo andati impreparati, mal comandati e  indecisi e quel che è peggio senza soldi. Fidando nella nostra fortuna, nell'arte di arrangiarsi e nella nostra bella faccia. Lo abbiamo fatto per dare un deserto alle plebi diseredate del Meridione, uno sfogo al mal d' Africa dei sognatori, per la megalomania di un re e perché il presidente del Consiglio deve far dimenticare scandali bancari e agitazioni di piazza. Ma perché le facciamo sempre così, le cose, noi italiani?"

L'ottava vibrazione di Carlo Lucarelli  

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