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                                             Intervista a Rosario Rito, autore dell'Isola misteriosa

Siamo in compagnia di Rosario Rito, autore dell' Isola misteriosa.
Lei ha scritto una raccolta di poesie. La poesia non è certamente la forma più immediata di fruizione per il lettore perché strettamente personale. Certamente però questa intimità permette di sviscerare le emozioni e i pensieri dell'autore in maniera più autentica. Ritiene che la sua poesia possa mostrare l'essenza della sua persona?

Lo spero, anche perché molte volte ci lasciamo trascinare dalle apparenze della persona e cioè, da quello che vediamo, sentiamo, da come agisce e quant’altro. Non pensiamo mai che dentro a quel corpo o immagine c’è un pensiero, delle emozioni, sensazioni, che se da una parte ci assimilano agli altri, dall'altra ci distinguono dalla massa. Distinguono non sotto forma di superiore o inferiore a un'altra persona, ma come comunicazione, modo d'esprimersi e quant'altro. Ecco che allora, la poesia, da pensiero, sensazione, emozione privata, diventa comunicazione, dialogo non visibile o pratico ma spirituale con l’altra persona. Io non sono un poeta, ma una semplicissima persona che desidera comunicare agli altri il suo pensiero con la speranza di essere compartecipe al sentire degli altri. Non pretendo che gli altri mi comprendano, ma desidero esclusivamente comunicare silenziosamente ciò che gli altri esprimono a voce alta e tante volte in maniera sbagliata. Non sono un poeta ma, come tutti, il mio sé colloquia con il suo io, e il mio io cerca di comunicare con il sé degli altri. Siamo pensiero e per questo condividerlo con gli altri può esserci di sfogo.



Immagino che le sue poesie siano state composte in momenti differenti della sua vita, sono ascrivibili ad un periodo ben preciso oppure sono una raccolta di diversi anni?

Dai venti ai quaranta anni, più o meno. La prima in assoluto fu Fratello e allora ci fu un boato a Cosenza. Fu nel 1978, proprio nel momento in cui s'incominciava a parlare del nostro inserimento nella scuola pubblica. Nel mio prossimo libro, che sarà il primo di una collana, intitolata Labirinti, - spero che esca dopo metà febbraio - ne parlerò di questo episodio. Qui sarebbe troppo lungo. Sono stati momenti belli e molto particolari, oltre che intensamente emotivi. Non è facile catalogarli o decifrarli. Fatto sta che solo nel momento in cui vuoi o senti il bisogno di comunicare qualcosa in un primo momento a te stesso, e poi agli altri, ti metti a scrivere. Scrivere un pensiero è molto più efficace di un confronto o dialogo tra due, anche perché rimanendo sulla carta, non ha mai il significato del giorno prima, sia per chi lo scrive, sia per chi lo legge. È comunicazione e riflessione, dunque instabile per chi lo legge. Anche per me molte volte, dato che le parole o le frasi non hanno o possiedono lo stesso significato del giorno prima.



Emerge in maniera forte dai suoi versi il fatto che in quanto disabile spesso si trovi ad accarezzare metaforicamente le vite delle persone, sapendo di viverne il distacco. Cito in particolare:

La gente [...]

Accarezzo la loro vita

con i miei pensieri,

come si può accarezzare

il volto di una fanciulla.

Ho trovato molto bella questa immagine in cui nonostante il dolore, sceglie di rispondere con dolcezza alla vita. Ce ne vuole parlare?

Nonostante tutte le amarezze, delusioni, anche tradimenti che ho avuto nei miei rapporti interpersonali, ciò che ancora tutt’oggi mi sorprende di più è che molta gente si sfoga con me. Si apre, sfoga e molto spesso piange, poi all’improvviso scompare. Non sono mai riuscito a collegare le due cose. All’inizio tutto e all’improvviso il vuoto. È una cosa più forte di me. Non riesco a capirne il senso. Fatto sta che molta gente parla con me ed è molto aperta. Ciò mi fa anche paura, perché è difficile capire, comprendere, consigliare, anche arrabbiarsi e rimproverare molte volte. Sì, l’apparenza inganna. Dove credi che lì vada tutto bene o pensi che quella persona stia meglio di te per ciò che possiede, lì si nasconde la solitudine più brutta, amara e piena d’inquietudine. Sì, è vero. Ogni tipo di disabilità è brutta, soprattutto il non potere vedere o sentire, ma a che serve saper camminare se non sai dove andare? Possedere un linguaggio chiaro e squillante, se non sai cosa dire o possedere una perfetta vista, se non sai cosa osservare o dove posare il tuo sguardo? Ho pagato e penato nel mio cuore e animo l’inganno dell’apparenza, dell’indifferenza. Sì, indifferenza, poiché anch’io, fino a poco tempo fa, ero convinto che l’agilità corporea fosse tutto. Ti rende libero e invece, il peggior handicap è quello che non si vede, soprattutto quello che non permette la libertà degli altri. Una volta per amore si arrivava al suicidio, tanto il dolore e la sofferenza che si provava nell’animo. Oggi invece, per pretesa di essere amati, si ammazza. Credo che ciò sia sufficiente per capire che essere perfettamente sani non ha nulla con una disabilità e perciò, anch’io mi sento inutile quando la gente si sfoga con me. Una carezza non è mai sufficiente per quanto gradita possa essere.



C'è qualche legame tra le sue poesie e il suo libro in prosa "Educarsi alla disabilità"?  (intervista

Appartengono allo stesso percorso di ricerca personale e creativa o sono due opere distinte?

Molto diverse. Educarsi alla disabilità è un ragionamento su cosa significhi l’essere persona. Nell’Isola misteriosa ci sono solo dei pensieri o sensazioni scritte per comunicare uno stato emotivo. Non hanno nulla in comune l’una con l'altra. Naturalmente possono apparire comunicanti per ciò che riguarda il significato dell’essere persona, ma sono due cose molto distinte.



La solitudine è un'altra tematica presente nelle sue poesie, ma non una solitudine arida, piuttosto una sofferenza che conosce l'amore di e per gli altri e ne anela. C'è di frequente un'attenzione all'altro, che non è un individuo ben definito ma l'uomo. È così?

Sì, e su questo vi è anche una contraddizione molto ambigua, oltre che fuorviante. Anche se noi diciamo che tutto dipenda da come ci accettiamo, prendiamo la vita e reagiamo col nostro soffrire, nella realtà non è per nulla così. Ogni nostro sentire, provare, penare, gioire e così via, è sempre collegato non solo alla nostra emotività ma agli altri, a coloro che ci circondano, da come ci giudicano, da come ci guardano, ci ascoltano. Dal grado di empatia che loro hanno e noi riusciamo a trasmetterli. Ciò significa che anche se siamo nati come singoli, non possiamo vivere da soli. Oltretutto non è per niente vero che siamo nati, ma siamo stati generati, desiderati, attesi per nove mesi. Perciò, come possiamo pensare o imporci di bastare o essere sufficienti a noi stessi, quando in realtà siamo frutto dell’amore e desiderio di un uomo e una donna? Con quale coraggio siamo indifferenti al dolore e sofferenze altrui, quando noi proviamo, anche se in modo diverso o per motivi differenti, le stesse paure, sensazioni, speranze e soprattutto momenti di solitudine? Non credo al bene comune, poiché come il bene è una condizione, il benessere individuale non può concretarsi se non ci sforziamo di considerarci vicendevolmente. È difficilissimo lo so, ma il rispettarsi, così come non costa nulla, crea molta solitudine interiore. Non ci può essere considerazione se non vi è ascolto. Si costruisce o si crea solo indifferenza reciproca tra l’uno e l’altro se non impariamo ad ascoltarci reciprocamente. Ascoltarci reciprocamente ci aiuta a capire quanto bisogno abbiamo degli altri e del loro soffrire. Solo attraverso la sofferenza degli altri, possiamo renderci conto di chi siamo.



Ha dei poeti favoriti che possano aver influenzato il suo fare poesia?

No. Leggo solo libri di saggistica. Sembra strano, ma è così.



Quale poesia sceglierebbe come più emblematica della sua raccolta?

L’isola misteriosa perché ho cercato, sempre attraverso la mia ignoranza, di capire chi siamo veramente e cioè, Mistero racchiuso in un corpo. Almeno credo.

Ogni uomo è una figura,

ogni uomo è un mistero,

una lacrima, un sorriso.

Attraverso di lui puoi vedere l’immagine,

puoi osservare il suo cammino,

il suo pianto e le sue gioie,

la sua diversità

se non sai leggere nei suoi occhi,

il silenzio dell’anima

o speranze del suo cuore.[...]

Credo che tutti siamo silenziose isole, circondati dal rumore silente dei pensieri, dolori, speranze.

Ogni essere umano

è come una grande isola misteriosa

che solo unendosi alle altre,

può tramutarsi in fonte di comunicazione

tra l’uomo e il suo umano vivere.

Prima di essere immagine di un qualcosa, siamo mistero del nostro vissuto o vivere, il cui significato si può scoprire e comprendere solo attraverso un ascoltarci sincero.


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