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                                                                           Lettere alla madre

Edith Bruck scrive una lunga lettera alla madre, in cui in tutta onestà riflette sulla sua vicenda personale partendo dalla loro separazione ( la madre morì appena deportata ad Auschwitz) fino alle sue scelte etiche.

"Tu non sei la madre solo di Golda ed Edy. Anche mia, e se non parlo con te, non ti nomino mai, non litigo mai con te, ti dimentico, e se non scrivo e non ti scrivo ti lascio dimenticare. E se mi dimentico di te mi dimentico di me. Finché io ci sarò tu ci sarai, finché tu ci sarai io ci sarò."

La madre avrebbe novantatré anni, se fosse ancora viva, e la scrittrice le si rivolge come se fosse a fianco a lei e potesse commentare e disapprovare le sue considerazioni e le sue scelte personali.

Una madre ebrea rigida, severa, esasperata dalla povertà e fermamente devota, il contrario della scrittrice che non osserva i precetti religiosi.

Il racconto segue i pensieri partendo da Auschwitz e raccontando l'apatia che colse subito Edith da ragazzina di fronte all'orrore dei lager. Unico modo di sopravvivere era infatti quello di fingersi invisibile e nascondere la propria ferma volontà, atteggiamento che forse la madre non avrebbe condiviso, lei così fiera e irremovibile nei suoi propositi.

A far capolino tra i pensieri c'è anche la figura di Primo Levi, amico della scrittrice, della cui perdita non si capacita; ma anche la figura della suocera, anche ella deceduta, dal  profilo aristocratico agli antipodi della madre.

Le riflessioni toccano poi temi universali ed etici come il perdono, la colpa, i legami familiari, lo stato di Israele.

Un tentativo di fare chiarezza in se stessi  riversando i propri pensieri sulla carta.

Lettere alla madre di Edith Bruck  

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