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Lessico famigliare

Alla sua pubblicazione, nel 1963, Lessico Famigliare è stato un successo di pubblico e critica, perché documenta con precisione le abitudini, le manie e i vizi della famiglia di Natalia Ginzburg.

“Nella mia casa paterna, quand'ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: – Non fate malagrazie! Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: – Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci! Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire”.

Nonostante ci stia raccontando la storia della sua famiglia, con una precisione quasi chirurgica, non possiamo fare a meno di ritrovarci in essa, di varcare l'uscio e sentirci come a casa nostra.

Nella descrizione di quel codice privato, noi ritroviamo la nostra esperienza.

"Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, e non ci scriviamo spesso. Quando ci incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti, ma basta, fra noi, una parola, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte nella nostra infanzia. Ci basta dire: ‘Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna’ o ‘De cosa spussa l'acido solfidrico’, per ritrovare ad un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole. Una di quelle frasi o parole ci farebbe riconoscere l'uno con l'altro, noi fratelli, nel buio di una grotta, fra milioni di persone. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e resuscitando nei punti piú diversi della terra”. 

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