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divani in viaggio

                                                                                         La tregua

Auschwitz, 27 gennaio 1945.

L' armata sovietica arriva al campo di sterminio di Auschwitz, i tedeschi sono scappati, i pochi rimasti sono cadaveri o ammalati.

Da quell'inferno inizia il cammino verso il purgatorio, in terre che non sono casa, in un tempo quasi dilatato, dove la vita incede ma è ancora sospesa, come in una tregua.

"Perché di fronte alla libertà ci sentivamo smarriti, svuotati, atrofizzati, disadatti alla nostra parte.”

È un viaggio di speranza, di ritorno alla vita, fisico, ma anche un viaggio interiore, dove gli incubi e la pragmaticità si sfidano a viso aperto.

Il cammino è solo all'inizio, certi nodi sono difficili da sciogliere o forse impossibili, ma il mondo non si ferma ad aspettare.

"Di seicentocinquanta, quanti eravamo partiti, ritornavamo in tre. E quanto avevamo perduto, in quei venti mesi? Che cosa avremmo ritrovato a casa? Quanto di noi stessi era stato eroso, spento? Ritornavamo piú ricchi o piú poveri, piú forti o piú vuoti? Non lo sapevamo: ma sapevamo che sulle soglie delle nostre case, per il bene o per il male, ci attendeva una prova, e la anticipavamo con timore. Sentivamo fluirci per le vene, insieme col sangue estenuato, il veleno di Auschwitz: dove avremmo attinto la forza per riprendere a vivere, per abbattere le barriere, le siepi che crescono spontanee durante tutte le assenze intorno ad ogni casa deserta, ad ogni covile vuoto?"

La tregua di Primo Levi  

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