Un mondo di libri:

Si rimane colpiti da una frase, da una descrizione di cui abbiamo avuto esperienza ma che non saremmo riusciti ad esprimere a parole allo stesso modo.

Ecco che la lettura diventa per noi qualcosa di bello, in cui ci identifichiamo, qualcosa che ammiriamo perché avremmo voluto utilizzare proprio noi quelle parole per descrivere quella tal cosa. Ma quelle parole noi non le abbiamo mai trovate.

Sembra sempre che lo scrittore sia un portavoce di sentimenti, un'anima che dà sfogo alle emozioni, che percepisce con marcata sensibilità la realtà di tutti i giorni.

Non credo che sia così,  la realtà è ben diversa.

Lo scrittore è colui che riesce a piegare secondo logica le emozioni, che le incanala con razionalità in modo che siano chiaramente fruibili. Questa operazione richiede tecnica e raziocinio, esercizio e lucidità.

È l'opera di un artigiano che utilizza la sua manualità: non basta avere estro, bisogna conoscere la tecnica.

Pensiamo alle poesie di Ungaretti: in poche righe concetti universali che arrivano dritti al punto. Non possiamo immaginarci un poeta in preda all'ispirazione; bensì  un uomo che ha fatto un lavoro immenso di epurazione del superfluo per arrivare al concetto chiave con parole scelte con cura.

Come un danzatore che con eleganza esegue un salto che richiede anni e anni di studio e preparazione. Noi percepiamo la bellezza del salto e non la fatica che ci sta dietro.

Allora lo scrittore è colui che per noi mette chiarezza  nei sentimenti, nelle nostre esperienze, che ci fa rivivere o vedere determinate situazioni sotto nuovi punti di vista.

L'unico sentimentale spesso rimane il lettore.