Un mondo di libri:

New York, 30 dicembre 2003.

"Questo è il mio tentativo di raccapezzarmi nel periodo che seguì, settimane e poi mesi che cambiarono ogni idea preconcetta che io avessi mai avuto sulla morte, sulla malattia, sul calcolo delle probabilità, sulla fortuna e sulla sfortuna, sul matrimonio e sui figli e sulla memoria, sul dolore, sui modi in cui la gente affronta o non affronta il fatto che la vita finisce, sulla fragilità dell’equilibrio mentale, sulla vita stessa."

Joan Didion sta cenando con il marito, una sera come tante, quando all'improvviso egli smettere di parlare, si accascia sul pavimento e muore.

L'arrivo dei soccorsi si rivela inutile, la corsa in ospedale è solo un modo per delineare il confine legislativo tra la vita e la morte. Quello che accade dopo nella testa di Joan è un susseguirsi di pensieri, ipotesi, rivisitazioni, impregnati di dolore, dove la logica viaggia sul filo della follia emotiva.

La scrittrice ripercorre la vita con il marito, anch'egli scrittore, la malattia della figlia, che si trova in coma all'ospedale quando il papà muore e ci lascia la porta aperta su tutto ciò di logico e irrazionale accade quando veniamo in contatto con la morte. La nostra vita cambia, abbiamo paura, sporofondiamo nella solitudine, perdiamo persino noi stessi.

L'anno del pensiero magico  di Joan Didion