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La coscienza delle parole
Tra il 1962 e il 1964 Elias Canetti, scrittore bulgaro, Premio Nobel per la letteratura, scrive una serie di saggi, raccolti nel volume: La coscienza delle parole.
Come nel suo romanzo La lingua salvata, il focus è posto sull'utilizzo delle parole, sul loro peso, il loro significato e il carico di verità che portano.
I saggi vertono non solo su alcune personalità letterarie come Tolstoj e Kafka, ma anche su figure dal peso storico, quali Hitler e Confucio.
In ogni saggio infatti si pone l'attenzione su come la scrittura rifletta la personalità, l'individualità e si faccia carico di vizi, di debolezze, ma anche di virtù, a seconda di come la si utilizzi.
È un' opera coinvolgente dove la fluidità della critica di Canetti, la sua capacità descrittiva e poetica confluiscono con il racconto di aneddoti storici e personali di ogni personaggio.
“Ed è a questo punto che interviene la missione del poeta e dello scrittore, missione di una conoscenza che tende a cogliere la totalità ponendosi al di sopra di ogni condizionamento empirico o sociale; per lo scrittore non ha alcuna importanza che l’uomo viva in un’epoca feudale, borghese o proletaria, essendo il compito della poesia solamente l’assolutezza del conoscere.”
La coscienza delle parole di Elias Canetti
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