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Campagna torinese, seconda guerra mondiale.

Corrado è un professore che insegna a Torino, durante la guerra però si rifugia in una villa in collina, dove trascorre giornate tranquille.

La guerra è solo un mormorio lontano, sembra che lì, tra la natura nulla possa accadere, che la guerra arrivi lontana come un'eco.

Ogni tanto Corrado torna fugacemente in città ma sempre facendo ritorno alla casa in collina e trascorrendo del tempo in allegria e compagnia presso un'osteria lì vicina. Ed è qui che incontra Cate, una donna a cui si era legato tempo addietro e che ora ha un figlio, Dino. Nella mente di Corrado sorge subito il dubbio che il bambino possa essere suo figlio ma Cate non dà risposte chiare a riguardo.

Corrado inizia a passare del tempo con Dino ma la tranquillità apparente verrà rotta dalle notizie dell'armistizio che l'Italia ha appena firmato. La situazione diventa pericolosa, Corrado inizia a temere per sé e per i suoi amici, e non ha torto. Durante una sua casuale assenza i tedeschi arrestano Cate e tutta la compagnia dell'osteria, solo Dino riesce a salvarsi e a raccontare a Corrado l'accaduto. Da lì in poi inizia la fuga. Ed è tra il rifugio in un convento e l'attraversamento clandestino delle campagne, che il personaggio si interroga, rompendo quella sorta di equilibrio precario che aveva creato quando viveva sulla casa in collina.

"Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso."

La guerra non è più un affare lontano ma tocca Corrado nel profondo con la prigionia e forse l'uccisione dei suoi amici, con i morti che trova nelle campagne, nelle lotte tra repubblichini e partigiani. La guerra è insensatezza ma è capace di svuotare Corrado, di farlo sentire colpevole. Colpevole di essere un testimone inerme di tanta scelleratezza.

"Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione."

La casa in collina di Cesare Pavese