Un mondo di libri:
divani in viaggio
Io resto qui
Curon, Alto Adige, anni '20.
Trina è una giovane aspirante maestra che deve fare i conti con l'avvento del fascismo, che imporrà l'italiano come lingua obbligatoria. Ogni tipo di istituzione in lingua tedesca infatti verrà bandita e punita.
E così la giovane dovrà insegnare in maniera clandestina.
Nel frattempo Trina si sposa con Erich, un fattore, da cui avrà due figli. La vita si svolge con i ritmi della natura e della pastorizia, e seppur nelle valli regna il silenzio, l'eco della guerra inizia a rimbombare in tutte le mura casalinghe.
Erich viene chiamato alle armi così come molti concittadini.
Nel paese inizia a concretizzarsi il progetto di una diga artificiale, che prevede la totale sommersione del paese per la produzione di energia idroelettrica. Ma la guerra lascia in sospeso i lavori di scavo.
Erich torna dalla guerra a causa di una ferita e non appena si rimette in sesto scappa con la moglie sui monti dove conduce una vita nascosta e di stenti fino alla fine della guerra.
A guerra finita tutti sperano di trovare un po' di pace, proseguendo la loro vita. Ma il progetto della diga riprende forma e qualsiasi sforzo di bloccarlo risulta vano.
Ancora oggi spunta dal lago artificiale il campanile della chiesa di Curon, a memoria di ciò che è stato sommerso.
E se molti sono i turisti che si fanno selfie davanti al campanile, dopo aver letto il libro, abbiamo conoscenza del dolore che quella diga ha causato.
Io resto qui di Marco Balzano.
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