Un mondo di libri:

divani in viaggio

Il romanzo di una volta

“Durante i tre mesi che ho scritto recensioni, arrivando a leggere anche più di dieci romanzi la settimana, ho fatto una scoperta: che l’interesse con cui leggevo questi libri non aveva nulla a che fare con quel che provo quando leggo, diciamo Thomas Mann, l’ultimo degli scrittori della vecchia scuola che si servono del romanzo per dare giudizi filosofici sulla vita. La verità è che, a quanto pare, la funzione del romanzo sta cambiando. Ѐ diventato un avamposto del giornalismo; leggiamo romanzi per informarci su zone della vita che non conosciamo… Molti romanzi se hanno successo, sono originali nel senso che riferiscono l’esistenza d’ un settore della società e di certi tipi umani non ancora ammessi  dalla generale consapevolezza letteraria. Il romanzo è diventato una funzione d’ una società frammentaria e la sua frammentaria consapevolezza. Gli esseri umani sono così disgregati, diventano sempre più disgregati, e soprattutto disgregati in se stessi, a immagine del mondo, che senza saperlo, tentano disperatamente di scoprire informazioni su altri gruppi del loro stesso paese.” 


Così scriveva Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura del 2007.

Questa considerazione, all'interno del suo celebre romanzo Il taccuino d'oro  del 1962, mi ha profondamente colpita.

Già allora la scrittura era riflesso della frammentarietà della nostra società. Il romanzo non ha più una morale ma diventa l'occasione per conoscere qualcosa di nuovo e diverso da noi. Io penso che sia bello conoscere realtà nuove e distanti e lasciare spazio alla pluralità, a patto che ovviamente sia qualcosa che possa arricchire e unire.

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