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                                                                 Il re ombra

"Una nube nera, densa come ferro, serpeggia fra le colline, agile come una lama. [...] Poi il fragore esplode. Riempie il cielo nel vortice di polvere che sollevando offusca la loro visione. Si annoda e si gonfia, si contrae e si espande, e da quella cacofonia  viene il boato a piena gola di uomini fatti. [...] finché non è che un grido lontano di fantasmi: "Faccetta nera, bell' abissina.""

Una donna etiope, ispirata dai racconti della sua bisnonna inizia a cercare testimonianze dell'occupazione italiana in Etiopia.

Il suo non vuole essere un libro di ricostruzione storica, ma un racconto che mantenga la veridicità dei fatti successi, che spesso l'Italia ha nascosto dietro la nebbia dell'oblio. Un libro che renda giustizia ad una storia di soprusi, che deve essere una storia conosciuta da tutti, per poter diventare tale.

Tante donne come la sua bisnonna erano combattenti e combattevano due volte: una volta contro gli Invasori ed una volta contro la schiavitù e la sottomissione dovute al fatto di essere donne.

Tutto il libro è pervaso dall'idea di conservare un'identità, perché le cose si possono nascondere, raccontare secondo angolature di comodo, ma la verità quella reale, ci rimane dentro le ossa. La verità ci rimane addosso come tutte le cicatrici fisiche dei personaggi della narrazione.

Persino un fotografo italiano, addetto a fotografare per l'orgoglio nazionale le brutalità di cui si macchiano i suoi connazionali, sa che nonostante con la macchina fotografica possa scegliere solo un angolo di verità, alla fine la storia non può cancellarsi dalla sua testa, fa parte di lui.

Il re ombra, così si chiama il romanzo, il cui titolo rimanda ad Hailé Salassié, l'imperatore etiope che scelse l'esilio durante l'occupazione italiana.

Il re ombra di Maaza Mengiste  

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