Un mondo di libri:

Augusta, Melilli, Priolo, Sicilia, anni '70. 

Intorno ad Augusta, in una zona che si estende per pochi chilometri, ha visto la nascita uno dei più grandi poli petrolchimici di tutta Europa. 

Ci sono stabilimenti chimici, di produzione di petrolio e gas industriale, il grande riscatto per la popolazione locale che vede nello stipendio da operaio un futuro stabile per la propria famiglia. 

Ma ci vuole poco tempo perché il paesaggio venga deturpato: le ciminiere poste accanto ai pascoli di bestiame, le raffinerie con gli scarichi ad un passo da spiagge fino ad allora incontaminate. Le industrie producono veleni: mercurio, piombo, idrocarburi, arsenico, benzene che vanno ad inquinare l'aria, l'acqua marina, la terra e le falde acquifere. Non c'è abitante della zona che non abbia un parente morto di cancro per aver lavorato nelle fabbriche o per aver inalato quei veleni che consapevolmente venivano scaricati. 

Quando i colpevoli vengono identificati, le voci scomode vengono allontanate, i fascicoli e le indagini insabbiate, i lavori di bonifica rimangono in sospeso: un telo a coprire scorie che ancora adesso sono libere di circolare nell'aria. Le industrie pagano perizie per constatare che il mercurio disperso in mare non sia di nessun pericolo in quanto gelificato sui fondali, le istituzioni non si curano dei pescatori che contro ogni divieto vanno a pescare in quel mare avvelenato. 

Un'inchiesta precisa che segue lunghi anni di denunce da parte di chi ha fatto i conti con la morte e il deturpamento della propria terra, che va a fondo nelle colpe del potere industriale che ha chiuso gli occhi di fronte alle proprie responsabilità in nome del dio denaro. 

"Uno scorcio di Sicilia dove tutto è andato dannatamente storto, su cui governa il paradosso e permane lo stigma dell'assurdo, la doppia conseguenza di un turbinio di condotte scellerate divenute incontrollabili." 

Il mare color veleno di Fabio Lo Verso