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Il mare colore del vino

Il mare colore del vino, così Omero descrive il mare. Il mare viola, sì. Già, persino il metallo delle spade e le pecore erano viola.

Gladstone, ministro inglese, appassionato di Omero, nel 1858 leggendo l'Odissea si accorse di questa stranezza. Si mise a controllare tutti i riferimenti cromatici contenuti nel poema e si accorse che i greci avevano una percezione cromatica diversa dalla nostra.

Poi  un filogogo tedesco, Geister, nel 1880 si interessò al lavoro di Gladstone e si mise a studiare i colori in diverse opere del passato: la Bibbia, il Corano, i testi antichi cinesi e coreani, i Veda e le saghe nordiche. Si accorse che in tutti questi non veniva mai menzionato il colore blu.

Per i greci c'erano solo toni cromatici in grado di identificare la luminosità, soprattutto nero e bianco. Ma perché allora il mare non è blu, il cielo non è blu?

Alcuni studiosi ritengono che gli antichi non fossero in grado di percepirlo, altri sostengono che sia soltanto una questione di percezione. I colori venivano descritti non con gli occhi ma con le percezioni.

Quando il sole si tuffa nel mare, sembra una coppa di vino purpurea.  

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