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divani in viaggio

                                                                                    Il giorno della civetta

Sciacca, anni '50.

In pieno giorno davanti ad un autobus pieno di passeggeri, Salvatore Colasberna, imprenditore edilizio, viene ucciso con due colpi di arma da fuoco.

All'arrivo dei carabinieri i passeggeri si sono dileguati, autista e bigliettaio hanno un enorme vuoto di memoria e il venditore di panelle che stava sulla piazza, scomparso anch'egli dopo il delitto, sembra afflitto dagli stessi problemi di memoria.

Un'ironia tagliente che da una parte fa sorridere il lettore e dall'altra scoperchia il sistema omertoso su cui la mafia si basa.

Il capitano Bellodi, di origini emiliane, è a capo del caso e riesce con mezzi astuti ad estorcere delle informazioni ad un confidente che lo indirizza verso un possibile mandante,  Rosario Pizzuco.

Da qui in poi non sarà difficile trovare il nome del sicario, già pregiudicato.

Ma la soluzione facile si scontra con la collusione tra mafia e politica, dove gli amici parlamentari arrivano in protezioni dei mafiosi. Il sistema probatorio cade, l'accusato è libero e al suo posto viene condannato un innocente.

Un racconto che denuncia il comportamento baldanzoso della mafia, che può permettersi di agire alla luce del giorno e non più di notte come una civetta.

"Ma mettiamo le cose su un altro piano: c'è mai stato un processo da cui sia risultata un'associazione criminale chiamata mafia cui attribuire con certezza il mandato e l'esecuzione di un delitto? È mai stato trovato un documento, una testimonianza,  una prova qualsiasi che costituisca sicura relazione tra un fatto criminale e la cosiddetta mafia?".

La storia dei decenni successivi è quella che tristemente conosciamo tutti.

Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia  

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