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                                                                                Il fuoco che ti porti dentro

Napoli-Milano, seconda metà del 1900.

Un racconto vivido, pungente, tragico e ironico della propria madre, dalla giovinezza fino alla morte.

L'esigenza narrativa non è quella curativa, non serve a fare chiarezza o a lenire il dolore della perdita, semplicemente è una presentazione. 

Lo scrittore ci mette in contatto con Angela, la propria madre per farne conoscenza, consapevole che nessun essere umano ne conosce un altro nella sua purezza integrale, e che dunque il ricordo e la scrittura interferiranno, ma solo in parte.

Sì, perché non c'è nessuna edulcorazione o desiderio di rivalsa di sé, di introspezione, no, c'è una madre con tutti i suoi difetti, le sue anomalie e peculiarità, da cui si prende le distanze ma che pur sempre ha trasmesso certi comportamenti, quasi scolpendoli nel DNA.

"Così la ferocia che lei riversa contro il mondo assolvendo se stessa io comincio a scaricarla soltanto contro di lei assolvendo il mondo. Se farmi una ragione dell'ingiustizia universale, ma da lei non accetto neanche una parola."

È una storia personale, che non è schiacciata dal silenzio della vergogna, ma sgrana ad uno ad uno sentimenti, episodi, comportamenti, inquadrandoli in una logica più ampia, senza snaturarli.

Il fuoco che ti porti dentro di Antonio Franchini  

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