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                                                       Il custode delle parole

Aspromonte, Calabria, giorni nostri.

"Il vecchio custodisce parole intense, bellissime, il succo millenario di un sentimento che è stato comune, che forse questo popolo non vuole più indietro. E magari è così, il dolore dei calabresi si allargherebbe a dismisura nella tragedia dei greci, ci annegherebbe e sarebbe insopportabile."

Le parole della quotidianità raccontano di noi, di quello che siamo e da dove veniamo.

Un vecchio pastore queste parole le tiene dentro e le sussurra alla natura e alle sue bestie nei pascoli solitari. Come compagno ogni tanto trova suo nipote che fa la spola tra le montagne e la città. Il nonno vorrebbe  fare del nipote l'erede della sua tradizione, di quelle parole in grecano che non hanno solo un significato letterale ma uno più profondo, quello di una storia di un territorio e del rispetto della natura.

Entrambi ad un certo punto fanno un incontro con un clandestino che approda a Reggio Calabria e cerca riparo da loro per qualche tempo. Perché la Calabria è anche quello, un crocevia di popoli, con storie diverse ma così simili da riuscire ad intendersi anche con lingue diverse.

E allora il ragazzo capisce che quel testimone che stava evitando da tempo non è una gabbia ma forse è la vera libertà,  quella in cui amando la propria storia si può abbracciare anche quella degli altri. 

Il custode delle parole di Gioacchino Criaco

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