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                                                                         Il coccodrillo di Palermo

Roma, giorni nostri.

Roberto Anzo è un affermato regista che vive a Roma ed è improvvisamente costretto a tornare a Palermo quando riceve una telefonata che lo informa di un furto avvenuto nella casa paterna ormai chiusa da anni, dopo la morte del padre.

A casa del padre non sembra mancare nulla, ma mentre esamina l'ambiente, trova delle bobine con il sigillo dell'autorità giudiziaria. Sono registrazioni di indagati che il padre, poliziotto, aveva conservato illegalmente in quanto destinate per legge alla distruzione.

Insieme alle bobine trova un biglietto del padre proprio destinato a lui, che gli affida il compito di restituire le registrazioni alle persone a cui appartengono.

Roberto rispetta il patto e con una certa fatica ed emozione si trattiene a Palermo, la città languida e lasciva, che sembra in perenne calma apparente.

Cercare quelle persone è anche un po' indagare nella vita del padre, cercare di ricostruirne la vita e la morte.

"La scommessa è trovare il punto in cui le voci perdono definitivamente il loro tono ricattatorio e velenoso, e divenendo opache ed evanescenti, si ricongiungono con il mistero. Il punto in cui la macchinazione, il delitto, il tradimento e l’oltraggio vengono inghiottiti dal silenzio e dalla pietà, senza lasciare inutili tracce. È questo che voleva mio padre?"

Una ricerca che si occupa di dissoluzione, di lacune, di ombre più che di luci.

Il coccodrillo di Palermo di Roberto Andò  

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