Un mondo di libri:

divani in viaggio

Ho perso le chiavi

Non riesco più a trovare le chiavi, fa niente, adesso mi preparo un bel caffè.

Il divano dalla fantasia a fiori mi ricorda un bel prato, in cui correvo quando ero piccola. C'erano i miei fratelli e i miei amici: tutto il giorno a rincorrersi finché non tornavamo a casa stanchi la sera. Tutti con le ginocchia verdi, che pulivamo al lavatoio per non essere sgridati.

Certo che le chiavi però mi servono, come faccio ad entrare e uscire di casa se no?

Spero che nessuno me le abbia rubate, oggi c'erano tante persone che mi guardavano in maniera sospetta. Non posso più fidarmi di nessuno.

E poi cantavamo: con gli altri bambini, con le altre donne; ogni passo per andare al lavoro una canzone. Chi intonava e chi veniva dietro.

Non riesco più a trovare quelle benedette chiavi, me le hanno rubate. Non voglio arrabbiarmi ma devo trovare chi me le ha rubate e fare in modo che me le restituisca. Non posso stare senza.

Le chiavi servono per aprire la...mi sono dimenticata che cosa devo aprire con quelle chiavi.

In quel prato mi hanno rubato un mazzolino di fiori che avevo raccolto. C'era un sole così forte che non sono nemmeno riuscita a vedere chi è stato, ma è la stessa persona che mi ha rubato le chiavi.

E adesso ho paura, ho molta paura che mi possa succedere qualcosa di brutto. Gli altri bambini non ci sono più,  e quando li chiamo i miei fratelli non rispondono. Chi può aiutarmi?

Nessuno può aiutarmi, vogliono solo farmi del male. Vorrei solo quelle chiavi, io non ho fatto niente. Tutti mi ripetono di calmarmi, ma non posso calmarmi perché ho solo paura. Non so che cosa mi succederà adesso. Non riesco a ricordare come tornare a casa, i prati mi sembrano tutti uguali, tu mi sembri diverso. 

Sì, tu, che mi stai parlando, che cosa vuoi? Cosa cerchi da me? Vuoi farmi ancora del male? Vuoi rubarmi altro? Ma io non ho soldi, so che tu vuoi solo quelli, ma io non ho niente e non so perché sono qui.

Voglio mia mamma, voglio solo mia mamma, essere abbracciata da lei, coccolata. Ma non  la trovo e adesso tu, così cattivo, mi dici che mia mamma non c'è e non posso andare da lei. Perché mi parli così?

Io non voglio proprio parlare con te, non ti conosco, ma quella mano che mi accarezza, sembra della mia mamma. Tu, conosci mia mamma? Ti ha mandato lei ad accarezzarmi, vero? Allora voi siete amici? Adesso allora ti credo, forse posso fidarmi di te.

Forse mi puoi aiutare, ma non capisco che cosa dici. Cosa vogliono dire tutte queste cose?

Ora mi sento così stanca che vorrei dormire nel mio lettino e basta.

Il lettino dei miei figli, che cullavo la notte quando piangevano. Dove sono i miei figli? Tu li hai visti, forse?  Anche io ho dei figli che ti somigliano, sì somigliano a te, ricordo anche i loro nomi. Ma non andare via adesso, stai qui con me, perché ho molta paura possano ritornare quelli che mi hanno fatto del male.

Stammi vicino. Non dire niente e stammi vicino.

Non ho bisogno che fai niente, non fare niente ti prego, non toccarmi, ma voglio che stai vicino a me e mi parli piano perché non so chi sei ma so che ti amo.


                                                                                                                                                         Una malata di Alzheimer

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