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divani in viaggio

                                                                Genie la matta

Sud della Francia, almeno 50 anni fa.

Genie è la matta per tutto il villaggio, la matta che ha deciso di vivere da sola con la figlia nata da uno stupro. Quello del villaggio è un mondo chiuso, dove Genie è definita matta perché gli altri possano definirsi sani.

Genie è una donna che lavora dal mattino alla sera, che non alza la testa quando passa e viene bollata a vista come la pazza, che decide di vivere lontano, nell'ultima casa del paese, nel silenzio. 

E questo silenzio lo fa mantenere anche alla figlia Marie, ogni volta che la piccola le chiede qualcosa. Ma Marie a differenza della madre è rumore, è affetto, è alla continua ricerca del modo per poter dire alla madre quanto le vuole bene, ma nonostante ci provi, non riesce mai a farlo.

Marie, come la madre parla poco, il ritmo della narrazione non è dettato dai pochi dialoghi caratterizzati da brevi frasi, quanto dalle giornate di lavoro di Genie. E ogni volta che la giornata termina, noi sembriamo aspettare  insieme a Marie quel gesto d'affetto che lei tanto spera al rientro a casa della madre.

E se in quella campagna rurale la piccola Marie trova sprazzi di felicità nel parlare con gli animali e nel contemplare i fiori, altrettanto si percepisce l'esistenza ingrata di povera gente che vive del poco che la natura offre, dell'annullamento nella fatica del lavoro.

"Avevo voglia di andarle vicino, di dirle : "Hai me."

Ma lei piangeva lontano. C'era dappertutto molto silenzio, i salici matti del fiume, i latrati delle volpi affamate sulla collina, e lei che piangeva lontano e a volte diceva:

"Non ho avuto niente, io. Niente."

Avrei voluto andarle vicino."

Genie la matta di Ines Cagnati  

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