Un mondo di libri:
divani in viaggio
23. 04. 2020
Chiusi dentro ad una scatola, senza chiavi per uscire,
Sdraiati su un letto senza il conforto di una voce familiare,
Ammalati senza il diritto di una diagnosi e accesso agli ospedali.
Perché quelli come loro non ci servono, sono un peso, sono spese, sono minuti di visita.
Quelli come loro, senza i quali non saremmo stati generati, ora è meglio che stiano chiusi al buio con le loro paure, indifesi, inermi.
Quelli come loro sono fantocci, noi siamo vivi e dobbiamo vivere, perché se pensiamo a loro la nostra vita si ferma, e noi che siamo forti, energici e vitali non vogliamo fermarci.
"Abbiamo troppe scatole", gridano da fuori, "e poche chiavi; non possiamo aiutarvi. Quello che abbiamo dobbiamo tenerlo per noi, per stare bene."
Le scatole vengono sepolte sotto terra, come se non ci fosse mai stata nessuna delimitazione tra vita e morte. Un passaggio irrilevante, che avviene per chiunque, soprattutto deve avvenire per quelli che ormai hanno passato la soglia critica di quella età in cui si deve morire. Come un pacchetto di biscotti con una data di scadenza.
A centinaia, a migliaia, a milioni, scatole sepolte e coperte dalla terra che ogni giorno calpestiamo, perché i nostri piedi non si possono fermare. "Andate avanti", ci dicono, "non fermatevi, per il vostro bene andate avanti."
A tutte le scatole chiuse, private delle loro voci.
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